Bene, bene, bene,
dopo tanta attesa siamo riusciti finalmente a spendere quei benedetti 9,10€ per
andare al cinema e vedere il nuovo “Star Wars: Il risveglio della forza”. Noveeurodiecicentesimi,
sì. Era da un po’ che non vedevo un film a prezzo pieno visto che ormai, da
buon indiegente, vado al cinema solo di lunedì o martedì per vederli a 3.50€, e
devo dire che, quando il bigliettaio mi ha detto il prezzo del biglietto mi
aspettavo che almeno in omaggio ci fosse una pizza, dei popcorn, o che avessero
almeno installato delle poltrone scalda-chiappe. Ma nulla, niente pizza, niente
popcorn e soprattutto niente poltrona scalda-chiappe, e non essendo né
studente, né disabile, né un appartenente a qualsiasi categoria che permettesse
di avere il biglietto a prezzo ridotto sono stato costretto a spendere quei
benedetti 9,10€. La cosa divertente è che al botteghino c’era un tizio un po’
più indiegente di me, dalla residenza aleatoria, che chiedeva ad ogni persona
in fila se potessero fare un biglietto anche per lui. Geniale, assolutamente
geniale. La prossima volta mi sa che seguirò il suo esempio. Comunque, per Star
Wars alla fine i 9,10€ si spendono, si fa questo ed altro. Anche perché non ce
la facevo più a vivere in uno stato di isolamento per evitare di leggere
opinioni, recensioni, notizie, interviste e tutto il materiale annesso e
connesso all’ultima opera di J.J. Abrams. Mamma mia, quanto fa strano dirlo.
Però è così, e la firma di J. J. Abrams è palese durante tutto il film ed è una
sensazione di stranezza praticamente costante.
Ma andiamo con
ordine.
Nonostante
l’auto-condizionamento mentale a cui mi sono sottoposto per non hypparmi troppo
in modo da non restare eventualmente deluso, nel momento in cui è comparsa la
classica scritta “Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana…” con la
solita musica e i soliti titoli d’apertura, stavo per saltare dalla sedia
dall’emozione. L’eccitazione è stata pari a quella di un poppante affamato che
vede dopo un lungo periodo d’astinenza la tetta della propria madre. Nell’introduzione,
ci viene spiegato che Luke Skywalker è scomparso da anni, che è stata
ripristinata la Repubblica, che esiste il Primo Ordine nato dalle ceneri dell’Impero
che ha come scopo principale quello di ritrovare Luke che a sua volta viene
disperatamente cercato dalla Resistenza, una forza militare capitanata dal
generale Leia Organa con lo scopo di fungere appunto da resistenza verso il Primo
Ordine.
E poi ha inizio,
partono i 135 minuti che cambieranno il destino della saga più famosa della
storia, nel bene o nel male.
La parte iniziale
del film è molto buona ed accattivante, ci vengono presentati i nuovi
protagonisti che al di là dei gusti personali, rappresentano comunque una
ventata d’aria fresca nel panorama del cinema starwarsiano andando in un certo
modo a dissipare il timore che potessero essere una mera copia sbiadita di
quello che all’epoca furono Luke, Han e Leia.
Di Poe purtroppo si
vede poco o nulla, a parte il suo essere un ottimo pilota e la sua fedeltà verso
la Resistenza. Maggiore attenzione viene data invece a Finn e Rey. Il primo un
ex stormtrooper senza nome (il nome Finn gli viene dato da Poe) sottratto sin
da bambino alla propria famiglia e costretto ad essere fedele al Primo Ordine.
Ci viene così spiegato che i nuovi stormtrooper non sono più cloni, ma bambini
rapiti, cresciuti e addestrati in seno all’ordine. In tutto il film, il
sentimento che più caratterizza Finn è la paura, paura di uccidere, paura del Primo
Ordine, paura per la propria libertà e del proprio destino ed è apprezzabile
l’evoluzione del personaggio che da essere un semplice numero senza nè scopo né
legami, riesce alla fine a trovare delle persone per e con cui combattere,
qualcosa da difendere che vada oltre il semplice se stesso.
Maggior mistero invece avvolge Rey, a partire dal
cognome non rivelato anche se ci sono forti sospetti che possa essere figlia di
Luke Skywalker. Una ragazza sola, costretta a vivere raccattando ferraglia su
un pianeta ostile abitato da esseri poco raccomandabili. Lo spessore della
ragazza è notevole e viene subito messo in evidenza dal modo in cui è capace di
affrontare gli eventi che le si pongono dinanzi. Ed è in lei che ad un certo
punto nel film si risveglia la forza. Ray scopre dentro di sé un potere nascosto
che credeva appartenere solo alle antiche leggende e che le riporta alla
memoria visioni frammentate di vecchi ricordi che purtroppo nel film rimarranno
dei misteri irrisolti. Rey capisce quindi che deve andare oltre, prendere in
mano il suo destino e acquisire una maggior consapevolezza della forza mettendo
da parte la ragazza chiusa nel guscio in eterna attesa di un qualcosa che
potesse dare una spiegazione alla propria esistenza. Ed è così che arriverà a
scontrarsi con Kylo Ren, o meglio Ben Solo, figlio di Han e Leia, addestrato da
Luke e passato al lato oscuro per seguire le orme di Darth Vader, da lui
idolatrato.
Fin dalle sue
prime apparizioni Ren riesce a trasmettere un certo timore e una buona dose di
carisma, almeno all’inizio, lasciando intendere che in futuro potrebbe riservare parecchie sorprese con la sua
particolare personalità bipolare e folle che rispecchia il suo conflitto interiore
tra luce e oscurità. Tale conflitto rappresenta inoltre la sua debolezza, che
nel film viene palesata in tutto, dalla sua maschera gretta alla sua spada
laser incompleta e dalla sua costante paura di non riuscire a raggiungere il
livello di Darth Vader e, di conseguenza, di non essere più utile per il Primo Ordine
e per il Leader Supremo Snoke. Ed è cercando di porre fine a tali conflitti che
Ren uccide suo padre Han Solo. Colpo di scena abbastanza telefonato, bisogna
dirlo, e che purtroppo non riesce a sortire alcun effetto emotivo. Del suo
passato ovviamente, analogamente agli altri protagonisti, non si sa nulla
tranne dei brevi accenni estrapolati dalle frasi di Han e Leia che ci fanno
capire l’importanza del Leader Supremo Snoke nel passaggio al lato oscuro di
Ben Solo. Ma alla fine quindi, possiamo ritenerci soddisfatti da questo nuovo
cattivo? Insomma…diciamo che tutto il carisma di Kylo Ren dura fino a
quando quest’ultimo si toglie la
maschera e ci viene mostrato il volto, un po’ bruttarello a dirla tutta, di
Adam Driver, che tutto rappresenta tranne l’aspetto che ci saremo immaginati
avesse avuto il figlio di Han e Leia. Nulla da dire sulla performance
dell’attore, ma sotto quella maschera non c’è nulla che possa richiamare,
nell’aspetto, la propria discendenza e i legami di sangue che da sempre hanno
rappresentato il perno intorno al quale ruota tutta la saga cinematografica di
Star Wars.
Del leader
supremo, ovviamente non si sa assolutamente nulla. Ci viene mostrato come una
specie di gigante ma non si capisce chi o cosa sia in realtà, da dove salti
fuori, e se sia o meno un signore oscuro dei Sith. Sicuramente dal suo aspetto,
Snoke sembra uscito fuori da uno dei capitoli di Harry Potter più che da Star
Wars…vedremo in futuro come si evolverà la faccenda.
Poi c’è BB8,
molto carino e simpatico ma che non riesce a far affezionare a sè allo stesso
modo di
C-3PO e R2-D2 che
speriamo di rivedere in azione nei prossimi film. Tra l’altro non mi è ancora
chiaro come gli umani riescano a comprendere il linguaggio di BB8 direttamente,
senza l’ausilio di un interprete come C-3PO. Nelle prime scene, dove ci sono
dialoghi tra BB8 e Poe e tra BB8 e Rey
sono rimasto alquanto interdetto…
Comunque, i
personaggi sembrano esserci, almeno sulla carta, e le novità introdotte da J.J.
Abrams sembrano interessanti con atmosfere che pescano a piene mani dalla
vecchia trilogia piuttosto che da quella dei prequel provocando negli
spettatori un vero e proprio senso di piacevole “ritorno a casa”.
Ma, e c’è sempre
un ma, è tutto rosa e fiori?
Direi di no. Come
detto le novità introdotte da J.J. Abrams sono interessanti, il problema è il
modo in cui sono state gestite nel film. Diciamo che in generale l’aspetto che
più penalizza questo nuovo episodio è il troppo citazionismo della vecchia
trilogia, tanto da arrivare a provocare un continuo senso di déjà-vu che, se
nella prima mezz’ora può essere anche piacevole, a lungo andare, per uno che come
me si è visto la saga milioni e milioni di volte e che conosce ogni singolo
film praticamente a memoria, non fa altro che causare noia e sonnolenza durante
tutta la durata del film. Diciamocelo, vedere ancora una volta una nuova Morte Nera
(anche se chiamata in modo diverso), vedere di nuovo affidare una mappa ad un
drone che cerca Obi Wan, ops, volevo dire Luke Skywalker, vedere Kylo Ren che
fa un cosplay mal riuscito di Darth Vader, vedere Han e Leia tornare ai panni
che indossavano nella vecchia trilogia facendo sembrare che siano rimasti
congelati nei loro ruoli per trent’anni (talmente congelati che Harrison Ford
riesce a malapena a muovere i muscoli facciali), vedere per l’ennesima volta la
disattivazione dello scudo prima dell’attacco alla nuova morte nera, vedere di
nuovo i capo oro, capo rosso, ecc, il bar con gli alieni…insomma, EBBASTA! Davvero,
a sto punto invece di episodio 7 si poteva chiamare Episodio IV New.
J.J. Abrams non
ha avuto il coraggio di spingere esclusivamente su qualcosa di nuovo e ha reso
il prodotto, di fatto, un cumulo di fanservice talmente elevato, da arrivare a
noia dopo i primi 30 minuti di film. Eppure sarebbe bastato molto poco, visto
che come sanno tutti c’è un intero universo espanso, dichiarato fuori
continuity dalla Disney certo, ma da cui il buon J.J. avrebbe potuto attingere.
E’ un peccato,
davvero, perché ciò che J.J. Abrams ha introdotto come “novità” come ad esempio
il Primo Ordine, la Resistenza, Snoke e i nuovi protagonisti, sarebbero stati
maggiormente apprezzati se tutto ciò fosse stato sviluppato attorno ad una
trama completamente nuova. Anche se di cappellate ce ne sono tante, ma davvero
tante. Roba da farti dimenticare dei midiclorian e di Jar Jar Binks in due
nanosecondi. Cioè voglio dire, penso che un “ma che cazz” sia uscito dalla
bocca di tutti nel momento in cui Kylo Ren ha bloccato il raggio laser sparato
da Poe usando la forza…roba che manco il maestro Yoda…e il bello è che uno così
forte da riuscire a bloccare un raggio laser e andarsene a spasso, poco più
tardi le prende di santa ragione venendo addirittura sconfitto da una pivellina
come Rey che non ha mai toccato prima di allora una spada laser. Spada laser tra
l’altro di Luke, che viene custodita per caso in un baule non si sa perché e
per come, ma perché sì. E poi c’è il Millenium Falcon che viene praticamente
trovato “a culo” come “a culo” vengono ritrovati Han e Chewbe. E poi c’è il
salto interstellare del Millenium Falcon dall’interno dell’hangar, scena bella,
indubbiamente, ma che non ha minimamente senso. C’è BB8 che viene capito al
contrario di R2, e poi c’è R2 che all’improvviso e senza alcuna ragione, alla
fine del film si risveglia dallo standby e rivela che il resto della mappa, per
cui tutti si stavano ammazzando, era in suo possesso.
Dai J.J, non si
può fare una cosa del genere. E’ roba che non si vede nemmeno nelle migliori
parodie come Balle Spaziali o quelle dei Griffin, su…
Oltre a questo, mi
avrebbe fatto piacere che J.J. Abrams avesse collegato meglio Episodio VII con “Il
ritorno dello Jedi” che termina con la sconfitta dell’Impero e il ripristino
della Repubblica. Avrebbe potuto fare un breve accenno alla situazione politica
attuale, magari con una Leia Organa senatrice, in modo da proporre Leia e Han
in dei ruoli che andassero oltre quelli presi pari pari dalla vecchia trilogia.
Mi avrebbe fatto piacere rivedere il Senato tornato ad essere della Repubblica,
soprattutto considerando che ad un certo punto del film il Primo Ordine intende
distruggerlo.
Insomma, ok, è il
primo film, magari ci può stare (ma anche no!) che sia venuto un po’, come
dire, male, considerando soprattutto l’enorme responsabilità che J. J. Abrams ha
avuto sulle spalle però, al di la del piacere che c’è nell’essere nuovamente
immerso in quella galassia lontana lontana che per anni non ha fatto altro che
alimentare milioni e milioni di fan, possiamo dire che uscendo dal cinema si
rimane parecchio con la sensazione di amaro in bocca. Un amaro in bocca dovuto,
oltre ai fattori precedentemente illustrati, al fatto che di tutte le questioni
“nuove” non ne viene risolta mezza, e quello che in questo film si conclude, è
solo la trama che viene presa di pari passo dall’episodio IV (insieme a
qualcosa dell’episodi V e VI).
La sensazione generale
è quella di aver assistito ad un prodotto puramente commerciale destinato al fan
service, dove a far da padrone è il sentimento nostalgico piuttosto che l’eccitazione
pura per ciò a cui si sta assistendo in quel momento. Non possiamo che sperare
a questo punto, che con il prossimo episodio la nuova saga raggiunga quella
maturità e capacità di andare oltre il semplice citazionismo, approfondendo
maggiormente le novità introdotte con eventi narrativi e personaggi che possano
rimanere impressi nella nostra memoria per anni, analogamente a quanto successo
con le due trilogie di George Lucas. Non vorremo arrivare a rimpiangere quest’ultimo.
Il vostro Shanna
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