Copertina

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mercoledì 20 gennaio 2016

Recensione spoilerosa di "Star Wars Episodio 7: Il Risveglio della Forza"


Bene, bene, bene, dopo tanta attesa siamo riusciti finalmente a spendere quei benedetti 9,10€ per andare al cinema e vedere il nuovo “Star Wars: Il risveglio della forza”. Noveeurodiecicentesimi, sì. Era da un po’ che non vedevo un film a prezzo pieno visto che ormai, da buon indiegente, vado al cinema solo di lunedì o martedì per vederli a 3.50€, e devo dire che, quando il bigliettaio mi ha detto il prezzo del biglietto mi aspettavo che almeno in omaggio ci fosse una pizza, dei popcorn, o che avessero almeno installato delle poltrone scalda-chiappe. Ma nulla, niente pizza, niente popcorn e soprattutto niente poltrona scalda-chiappe, e non essendo né studente, né disabile, né un appartenente a qualsiasi categoria che permettesse di avere il biglietto a prezzo ridotto sono stato costretto a spendere quei benedetti 9,10€. La cosa divertente è che al botteghino c’era un tizio un po’ più indiegente di me, dalla residenza aleatoria, che chiedeva ad ogni persona in fila se potessero fare un biglietto anche per lui. Geniale, assolutamente geniale. La prossima volta mi sa che seguirò il suo esempio. Comunque, per Star Wars alla fine i 9,10€ si spendono, si fa questo ed altro. Anche perché non ce la facevo più a vivere in uno stato di isolamento per evitare di leggere opinioni, recensioni, notizie, interviste e tutto il materiale annesso e connesso all’ultima opera di J.J. Abrams. Mamma mia, quanto fa strano dirlo. Però è così, e la firma di J. J. Abrams è palese durante tutto il film ed è una sensazione di stranezza praticamente costante.
Ma andiamo con ordine.
Nonostante l’auto-condizionamento mentale a cui mi sono sottoposto per non hypparmi troppo in modo da non restare eventualmente deluso, nel momento in cui è comparsa la classica scritta “Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana…” con la solita musica e i soliti titoli d’apertura, stavo per saltare dalla sedia dall’emozione. L’eccitazione è stata pari a quella di un poppante affamato che vede dopo un lungo periodo d’astinenza la tetta della propria madre. Nell’introduzione, ci viene spiegato che Luke Skywalker è scomparso da anni, che è stata ripristinata la Repubblica, che esiste il Primo Ordine nato dalle ceneri dell’Impero che ha come scopo principale quello di ritrovare Luke che a sua volta viene disperatamente cercato dalla Resistenza, una forza militare capitanata dal generale Leia Organa con lo scopo di fungere appunto da resistenza verso il Primo Ordine.
E poi ha inizio, partono i 135 minuti che cambieranno il destino della saga più famosa della storia, nel bene o nel male.
La parte iniziale del film è molto buona ed accattivante, ci vengono presentati i nuovi protagonisti che al di là dei gusti personali, rappresentano comunque una ventata d’aria fresca nel panorama del cinema starwarsiano andando in un certo modo a dissipare il timore che potessero essere una mera copia sbiadita di quello che all’epoca furono Luke, Han e Leia.
Di Poe purtroppo si vede poco o nulla, a parte il suo essere un ottimo pilota e la sua fedeltà verso la Resistenza. Maggiore attenzione viene data invece a Finn e Rey. Il primo un ex stormtrooper senza nome (il nome Finn gli viene dato da Poe) sottratto sin da bambino alla propria famiglia e costretto ad essere fedele al Primo Ordine. Ci viene così spiegato che i nuovi stormtrooper non sono più cloni, ma bambini rapiti, cresciuti e addestrati in seno all’ordine. In tutto il film, il sentimento che più caratterizza Finn è la paura, paura di uccidere, paura del Primo Ordine, paura per la propria libertà e del proprio destino ed è apprezzabile l’evoluzione del personaggio che da essere un semplice numero senza nè scopo né legami, riesce alla fine a trovare delle persone per e con cui combattere, qualcosa da difendere che vada oltre il semplice se stesso.
Maggior  mistero invece avvolge Rey, a partire dal cognome non rivelato anche se ci sono forti sospetti che possa essere figlia di Luke Skywalker. Una ragazza sola, costretta a vivere raccattando ferraglia su un pianeta ostile abitato da esseri poco raccomandabili. Lo spessore della ragazza è notevole e viene subito messo in evidenza dal modo in cui è capace di affrontare gli eventi che le si pongono dinanzi. Ed è in lei che ad un certo punto nel film si risveglia la forza. Ray scopre dentro di sé un potere nascosto che credeva appartenere solo alle antiche leggende e che le riporta alla memoria visioni frammentate di vecchi ricordi che purtroppo nel film rimarranno dei misteri irrisolti. Rey capisce quindi che deve andare oltre, prendere in mano il suo destino e acquisire una maggior consapevolezza della forza mettendo da parte la ragazza chiusa nel guscio in eterna attesa di un qualcosa che potesse dare una spiegazione alla propria esistenza. Ed è così che arriverà a scontrarsi con Kylo Ren, o meglio Ben Solo, figlio di Han e Leia, addestrato da Luke e passato al lato oscuro per seguire le orme di Darth Vader, da lui idolatrato.
Fin dalle sue prime apparizioni Ren riesce a trasmettere un certo timore e una buona dose di carisma, almeno all’inizio, lasciando intendere che in futuro potrebbe  riservare parecchie sorprese con la sua particolare personalità bipolare e folle che rispecchia il suo conflitto interiore tra luce e oscurità. Tale conflitto rappresenta inoltre la sua debolezza, che nel film viene palesata in tutto, dalla sua maschera gretta alla sua spada laser incompleta e dalla sua costante paura di non riuscire a raggiungere il livello di Darth Vader e, di conseguenza, di non essere più utile per il Primo Ordine e per il Leader Supremo Snoke. Ed è cercando di porre fine a tali conflitti che Ren uccide suo padre Han Solo. Colpo di scena abbastanza telefonato, bisogna dirlo, e che purtroppo non riesce a sortire alcun effetto emotivo. Del suo passato ovviamente, analogamente agli altri protagonisti, non si sa nulla tranne dei brevi accenni estrapolati dalle frasi di Han e Leia che ci fanno capire l’importanza del Leader Supremo Snoke nel passaggio al lato oscuro di Ben Solo. Ma alla fine quindi, possiamo ritenerci soddisfatti da questo nuovo cattivo? Insomma…diciamo che tutto il carisma di Kylo Ren dura fino a quando  quest’ultimo si toglie la maschera e ci viene mostrato il volto, un po’ bruttarello a dirla tutta, di Adam Driver, che tutto rappresenta tranne l’aspetto che ci saremo immaginati avesse avuto il figlio di Han e Leia. Nulla da dire sulla performance dell’attore, ma sotto quella maschera non c’è nulla che possa richiamare, nell’aspetto, la propria discendenza e i legami di sangue che da sempre hanno rappresentato il perno intorno al quale ruota tutta la saga cinematografica di Star Wars.
Del leader supremo, ovviamente non si sa assolutamente nulla. Ci viene mostrato come una specie di gigante ma non si capisce chi o cosa sia in realtà, da dove salti fuori, e se sia o meno un signore oscuro dei Sith. Sicuramente dal suo aspetto, Snoke sembra uscito fuori da uno dei capitoli di Harry Potter più che da Star Wars…vedremo in futuro come si evolverà la faccenda.
Poi c’è BB8, molto carino e simpatico ma che non riesce a far affezionare a sè allo stesso modo di
C-3PO e R2-D2 che speriamo di rivedere in azione nei prossimi film. Tra l’altro non mi è ancora chiaro come gli umani riescano a comprendere il linguaggio di BB8 direttamente, senza l’ausilio di un interprete come C-3PO. Nelle prime scene, dove ci sono dialoghi tra BB8 e Poe e tra BB8 e  Rey sono rimasto alquanto interdetto…
Comunque, i personaggi sembrano esserci, almeno sulla carta, e le novità introdotte da J.J. Abrams sembrano interessanti con atmosfere che pescano a piene mani dalla vecchia trilogia piuttosto che da quella dei prequel provocando negli spettatori un vero e proprio senso di piacevole “ritorno a casa”.

Ma, e c’è sempre un ma, è tutto rosa e fiori?

Direi di no. Come detto le novità introdotte da J.J. Abrams sono interessanti, il problema è il modo in cui sono state gestite nel film. Diciamo che in generale l’aspetto che più penalizza questo nuovo episodio è il troppo citazionismo della vecchia trilogia, tanto da arrivare a provocare un continuo senso di déjà-vu che, se nella prima mezz’ora può essere anche piacevole, a lungo andare, per uno che come me si è visto la saga milioni e milioni di volte e che conosce ogni singolo film praticamente a memoria, non fa altro che causare noia e sonnolenza durante tutta la durata del film. Diciamocelo, vedere ancora una volta una nuova Morte Nera (anche se chiamata in modo diverso), vedere di nuovo affidare una mappa ad un drone che cerca Obi Wan, ops, volevo dire Luke Skywalker, vedere Kylo Ren che fa un cosplay mal riuscito di Darth Vader, vedere Han e Leia tornare ai panni che indossavano nella vecchia trilogia facendo sembrare che siano rimasti congelati nei loro ruoli per trent’anni (talmente congelati che Harrison Ford riesce a malapena a muovere i muscoli facciali), vedere per l’ennesima volta la disattivazione dello scudo prima dell’attacco alla nuova morte nera, vedere di nuovo i capo oro, capo rosso, ecc, il bar con gli alieni…insomma, EBBASTA! Davvero, a sto punto invece di episodio 7 si poteva chiamare Episodio IV New.
J.J. Abrams non ha avuto il coraggio di spingere esclusivamente su qualcosa di nuovo e ha reso il prodotto, di fatto, un cumulo di fanservice talmente elevato, da arrivare a noia dopo i primi 30 minuti di film. Eppure sarebbe bastato molto poco, visto che come sanno tutti c’è un intero universo espanso, dichiarato fuori continuity dalla Disney certo, ma da cui il buon J.J. avrebbe potuto attingere.
E’ un peccato, davvero, perché ciò che J.J. Abrams ha introdotto come “novità” come ad esempio il Primo Ordine, la Resistenza, Snoke e i nuovi protagonisti, sarebbero stati maggiormente apprezzati se tutto ciò fosse stato sviluppato attorno ad una trama completamente nuova. Anche se di cappellate ce ne sono tante, ma davvero tante. Roba da farti dimenticare dei midiclorian e di Jar Jar Binks in due nanosecondi. Cioè voglio dire, penso che un “ma che cazz” sia uscito dalla bocca di tutti nel momento in cui Kylo Ren ha bloccato il raggio laser sparato da Poe usando la forza…roba che manco il maestro Yoda…e il bello è che uno così forte da riuscire a bloccare un raggio laser e andarsene a spasso, poco più tardi le prende di santa ragione venendo addirittura sconfitto da una pivellina come Rey che non ha mai toccato prima di allora una spada laser. Spada laser tra l’altro di Luke, che viene custodita per caso in un baule non si sa perché e per come, ma perché sì. E poi c’è il Millenium Falcon che viene praticamente trovato “a culo” come “a culo” vengono ritrovati Han e Chewbe. E poi c’è il salto interstellare del Millenium Falcon dall’interno dell’hangar, scena bella, indubbiamente, ma che non ha minimamente senso. C’è BB8 che viene capito al contrario di R2, e poi c’è R2 che all’improvviso e senza alcuna ragione, alla fine del film si risveglia dallo standby e rivela che il resto della mappa, per cui tutti si stavano ammazzando, era in suo possesso.
Dai J.J, non si può fare una cosa del genere. E’ roba che non si vede nemmeno nelle migliori parodie come Balle Spaziali o quelle dei Griffin, su…
Oltre a questo, mi avrebbe fatto piacere che J.J. Abrams avesse collegato meglio Episodio VII con “Il ritorno dello Jedi” che termina con la sconfitta dell’Impero e il ripristino della Repubblica. Avrebbe potuto fare un breve accenno alla situazione politica attuale, magari con una Leia Organa senatrice, in modo da proporre Leia e Han in dei ruoli che andassero oltre quelli presi pari pari dalla vecchia trilogia. Mi avrebbe fatto piacere rivedere il Senato tornato ad essere della Repubblica, soprattutto considerando che ad un certo punto del film il Primo Ordine intende distruggerlo.

Insomma, ok, è il primo film, magari ci può stare (ma anche no!) che sia venuto un po’, come dire, male, considerando soprattutto l’enorme responsabilità che J. J. Abrams ha avuto sulle spalle però, al di la del piacere che c’è nell’essere nuovamente immerso in quella galassia lontana lontana che per anni non ha fatto altro che alimentare milioni e milioni di fan, possiamo dire che uscendo dal cinema si rimane parecchio con la sensazione di amaro in bocca. Un amaro in bocca dovuto, oltre ai fattori precedentemente illustrati, al fatto che di tutte le questioni “nuove” non ne viene risolta mezza, e quello che in questo film si conclude, è solo la trama che viene presa di pari passo dall’episodio IV (insieme a qualcosa dell’episodi V e VI).


La sensazione generale è quella di aver assistito ad un prodotto puramente commerciale destinato al fan service, dove a far da padrone è il sentimento nostalgico piuttosto che l’eccitazione pura per ciò a cui si sta assistendo in quel momento. Non possiamo che sperare a questo punto, che con il prossimo episodio la nuova saga raggiunga quella maturità e capacità di andare oltre il semplice citazionismo, approfondendo maggiormente le novità introdotte con eventi narrativi e personaggi che possano rimanere impressi nella nostra memoria per anni, analogamente a quanto successo con le due trilogie di George Lucas. Non vorremo arrivare a rimpiangere quest’ultimo.


Il vostro Shanna

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